Negli ultimi anni, il concetto di fallimento aziendale è stato profondamente rivisto dalla normativa italiana. Con l’introduzione del Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza (D.Lgs. n. 14 del 12 gennaio 2019), il termine “fallimento” è stato sostituito da liquidazione giudiziale, una procedura che mira a garantire maggiore tutela sia agli imprenditori che ai creditori.

Ma cos’è la liquidazione giudiziale? Quali sono le sue caratteristiche e come può un imprenditore prevenirla? Scopriamolo insieme.

Cos’è la Liquidazione Giudiziale?

La liquidazione giudiziale è una procedura che prevede la vendita del patrimonio dell’imprenditore insolvente, con l’obiettivo prevalente di soddisfare i creditori nel miglior modo possibile. Si tratta dell’evoluzione dell’arcinoto fallimento, con importanti novità che riducono gli effetti negativi sulla reputazione dell’imprenditore insolvibile (oltre che insolvente) e senza compromettere una reale opportunità di ripartenza.

Una delle innovazioni principali è la possibilità di chiudere definitivamente ogni posizione debitoria entro tre anni, consentendo così all’imprenditore di ricominciare.

Chi può Accedere alla Liquidazione Giudiziale?

Non tutte le aziende possono essere soggette a questa procedura. Il Codice della Crisi d’Impresa stabilisce due condizioni fondamentali:

  • Presupposto oggettivo: l’impresa deve trovarsi in uno stato di insolvenza, ovvero nell’incapacità di pagare i propri debiti.
  • Presupposto soggettivo: solo determinate tipologie di imprese possono accedere alla procedura. Le imprese minori (con attivo patrimoniale annuo inferiore a 300.000 euro, ricavi inferiori a 200.000 euro e debiti totali non superiori a 500.000 euro) sono escluse.

Alternative alla Liquidazione Giudiziale

Prima di ricorrere alla liquidazione giudiziale, l’imprenditore può considerare strumenti alternativi di gestione della crisi, come:

  • Piano attestato di risanamento
  • Accordi di ristrutturazione del debito
  • Concordato preventivo
  • Liquidazione coatta amministrativa

Questi strumenti possono consentire una negoziazione con i creditori, evitando così la chiusura definitiva dell’attività.

L’Iter della Procedura

Quando le alternative risultano inefficaci, è possibile presentare l’istanza di liquidazione giudiziale al Tribunale competente. L’iter prevede:

  1. Deposito del ricorso: presentato dall’imprenditore o da un creditore.
  2. Convocazione delle parti: il Tribunale convoca le parti entro 45 giorni dal deposito.
  3. Verifica delle condizioni: viene accertato che i debiti scaduti siano almeno pari a 30.000 euro.
  4. Sentenza di apertura: il Tribunale emette la sentenza, nominando curatore e giudice delegato.
  5. Liquidazione dei beni: il patrimonio viene venduto e il ricavato ripartito tra i creditori.

Perché Agire in Tempo

Si tenga conto che la liquidazione giudiziale, per il debitore, può avere conseguenze di particolare rilievo, tra cui la svendita dei beni a prezzi inferiori rispetto a quelli di mercato e una marcata perdita di reputazione. Per questo motivo, è interesse del debitore intervenire tempestivamente e affidarsi a consulenti esperti, in modo da rinegoziare il debito e trovare soluzioni alternative prima che la procedura diventi inevitabile.

Considerazioni finali

La liquidazione giudiziale rappresenta l’iter attraverso cui un imprenditore in crisi si confronta con l’obbligo di liquidare il proprio patrimonio per ottemperare alle proprie obbligazioni.

Dal punto di vista del creditore, questa procedura offre maggiore trasparenza e un iter più celermente definito per ottenere il soddisfacimento delle proprie pretese creditorie.

È fondamentale monitorare attentamente il procedimento e, dove possibile, intervenire tempestivamente con istanze e osservazioni per tutelare i propri interessi. Rimanere informati e collaborare con consulenti esperti può fare la differenza anche nel recupero del credito e nella gestione delle controversie.