Il pignoramento dello stipendio è una delle procedure che l’ordinamento giuridico italiano mette a disposizione del creditore per recuperare un credito insoluto.
Rappresenta una forma di pignoramento presso terzi, poiché ad essere oggetto dell’azione non è un bene del debitore, ma un credito che il debitore stesso vanta nei confronti di un terzo: in questo caso, il datore di lavoro.
Come si arriva al pignoramento dello stipendio
Quando un creditore vanta un credito non pagato, può avviare una procedura esecutiva per il recupero forzoso delle somme dovute.
Il percorso si articola in più fasi:
- Diffida ad adempiere – il creditore invia una comunicazione formale chiedendo il pagamento entro un termine preciso;
- Notifica del titolo esecutivo e del precetto – se il debitore non paga, il creditore procede notificando gli atti che gli consentono di avviare l’esecuzione;
- Richiesta di pignoramento – in assenza di pagamento, il creditore può rivolgersi al Giudice dell’esecuzione per ottenere il pignoramento di beni o crediti del debitore.
Tra i beni aggredibili rientrano anche le somme di denaro, inclusi stipendi e pensioni.
I limiti di legge
Nel pignoramento dello stipendio si confrontano due diritti contrapposti:
- quello del creditore a ottenere quanto gli spetta;
- e quello del lavoratore a mantenere un reddito sufficiente a garantire un’esistenza dignitosa per sé e per la propria famiglia.
Per questo motivo la legge stabilisce limiti precisi:
- di norma, può essere pignorato fino a un quinto dello stipendio netto;
- se lo stipendio è già soggetto a un pignoramento, i successivi creditori devono attendere la conclusione del primo;
- in casi particolari (ad esempio più debiti di natura diversa), la quota pignorabile può arrivare fino al 50%.
Eccezioni e casi particolari
Le regole cambiano in base al tipo di credito da recuperare:
- Crediti alimentari → fino a un terzo dello stipendio;
- Crediti fiscali → fino a un quinto, ma con limiti più restrittivi in caso di cartella esattoriale (un decimo o un settimo, a seconda dell’importo dello stipendio).
Se invece lo stipendio è già stato accreditato sul conto corrente del debitore, la banca può ricevere la notifica dell’atto di pignoramento.
In questo caso, la quota pignorabile varia a seconda del momento in cui arriva la notifica:
- se lo stipendio è già depositato, si può pignorare al massimo una somma pari al triplo dell’assegno sociale (per il 2025 pari a € 538,69);
- se l’accredito avviene dopo la notifica, si applicano le regole ordinarie sul quinto.
Come evitare un pignoramento inefficace
Prima di avviare un’azione esecutiva, è fondamentale verificare la reale situazione patrimoniale e reddituale del debitore.
Un’indagine preventiva consente di sapere se il debitore ha effettivamente una busta paga pignorabile, se lavora come dipendente o se percepisce redditi da altre fonti.
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In questo modo, ogni azione legale o esecutiva diventa più efficace e mirata.
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